Non è da un rigore che si giudica un campione

"Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore/ non è mica da questi particolare che si giudica un giocatore" cantava Francesco De Gregori. Invece tifosi e giornalisti non mancano mai di crocifiggere chi sbaglia un tiro dal dischetto. Le vittime illustri di questa abitudine non mancano: si ricorderà Roberto Baggio, che fallì il rigore nella finale dei Mondiali contro il Brasile nel 1994. Un altro è stato Simone Zaza, fatto entrare da Conte sul finale del quarto di finale tra Italia e Germania proprio per calciare uno dei cinque rigori, che egli però ha sbagliato. Da allora l'attaccante è stato fatto oggetto di ingiurie e ironie da parte di molti. Eppure avrebbe meritato senz'altro la convocazione in nazionale per l'ottimo campionato che sta disputando in Spagna con la maglia del Valencia, almeno prima del grave infortunio nel quale è incorso poche ore fa, ma inspiegabilmente non è stato considerato da Ventura.
Infine Paulo Dybala, su cui è stata scaricata la responsabilità della mancata vittoria della Juve contro l'Atalanta, soltanto per essersi fatto parare un tiro dagli undici metri, nonostante che la Juve avesse giocato male.
Eppure i rigori li hanno sbagliati anche i più grandi del calcio, da Pelé a Messi. Quest'ultimo fallì proprio in un momento decisivo: nella finale di Coppa America della sua Argentina contro il Cile, perdendo proprio dopo i tiri dal dischetto.
Non solo può capitare di sbagliare un rigore anche ai migliori fuoriclasse, ma è inevitabile: sarebbe umanamente impossibile segnarli tutti e prima o poi nella carriera di un giocatore arriverà l'errore, magari anche in partite importanti e in momenti decisivi. Evitiamo quindi di fare una tragedia su un singolo episodio, anche perché, come diceva Maradona, i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli.


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