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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Quando la Juve annientava il Real

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È la sera del 14 maggio 2003 e allo Stadio Delle Alpi si gioca una partita fondamentale per la stagione della Juventus , la semifinale di Champions League contro il Real Madrid . I blancos  sono favoriti dai pronostici, potendo contare su campioni del calibro di Roberto Carlos, Ronaldo, Zidane, Raul e Figo e sul risultato dell'andata terminata 2-1 per i madrileni.  La Juventus, dal canto suo, vive un periodo di forma eccezionale con un Pavel   Nedved (che non a caso vincerà il pallone d'oro) in stato di grazia e viene da una vittoria insperata col Barcellona. I bianconeri paiono determinati a conquistare la finale, cominciando subito all'attacco. E infatti dopo appena 12 minuti arriva il gol del vantaggio: cross di Nedved dalla destra, assist di testa di Del Piero per Trezeguet che infila in rete. La Juventus gioca un bellissimo calcio e il Real sembra frastornato e sorpreso dalla determinazione dei padroni di casa. Alla fine del primo tempo c'è anche il rad

Qual è il giocatore che manca alla Juve?

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No, non è Bonucci . Semmai è la Juve a mancare a Bonucci. Il neo-milanista è un buon difensore, ma nulla più di questo, non è certo tra i migliori difensori al mondo, non lo è mai stato, nemmeno nel suo momento migliore in maglia bianconera.  Ma Bonucci è uno di quei giocatori che in un contesto favorevole (e questo contesto favorevole per lui era rappresentato da Buffon, Chiellini, Barzagli e schemi di gioco collaudati) può rendere al di sopra del proprio livello, mentre in uno sfavorevole molto al di sotto e al Milan lo sta dimostrando. La squadra di Allegri ha dimostrato di poter fare tranquillamente a meno di lui, dopo una prima fase di assestamento, e infatti ha subito finora solo 3 gol in campionato. Non è nemmeno Dani Alves , che è stato sicuramente un grande campione, ma che ha ormai 34 anni e non è più quello di un tempo. La stagione in bianconero inoltre non è stata proprio eccezionale, ha faticato molto a entrare nei meccanismi, ha giocato qualche buona partita, po

Quel gol di Del Piero...

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È il 4 dicembre 1994 e la Juventus deve affrontare in casa la Fiorentina di Batistuta . Una gara complicata, non solo per la presenza del bomber argentino, ma perché i bianconeri sono reduci da diversi infortuni che impediscono di giocare ai loro uomini migliori e soprattutto al migliore di tutti, un certo Roberto Baggio . Per la squadra di Lippi la partita si mette subito male e dopo mezz'ora i viola sono già in vantaggio di due reti, grazie alle marcature di Baiano e Carbone. Sembra una sconfitta inevitabile. Ma i bianconeri non lo accettano; il tecnico juventino con un paio di sostituzioni (dentro il giovane Tacchinardi e il croato Jarni ) cambia la partita e la Juve si riversa a testa bassa nella metà campo della Fiorentina. Riesce così ad acciuffare il pari con una doppietta di Vialli ; una rimonta insperata dei bianconeri che sembrano potersi accontentare anche del pareggio. Il risultato resta fermo sul 2-2 e sembra che tale dovrà restare fino al fischio finale. Ma neg

Il segreto dell'Atalanta

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Mentre squadre italiane favorite come Milan e Lazio vincono a fatica in Europa League , l' Atalanta tiene testa ad avversari più forti. Dopo il netto 3-0 contro l' Everton di Rooney i bergamaschi strappano un pareggio sul duro campo del Lione . La squadra di Gasperini dimostra di meritare l'Europa League giocando una partita di alto livello contro i francesi e rischiando persino di passare in vantaggio con un colpo di testa di Hateboer . Traoré regala ai francesi il momentaneo vantaggio, ma subito dopo il Papu  Gomez segna il pareggio per i nerazzurri con una bellissima punizione dal limite. Un pareggio che consente all'Atalanta di sperare in una qualificazione che all'inizio sembrava improbabile. È una squadra sorprendente che ogni anno raggiunge risultati al di là delle più rosee previsioni. L'ottimo campionato della scorsa stagione concluso al quarto posto davanti a Lazio, Milan e Inter, non sembra essere stato una parentesi. Ciò che regala g

Juventus - Olympiakos. Analisi e pagelle

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Una partita difficile per la Juve contro una squadra che ha mostrato una certa solidità difensiva, tutta chiusa nella propria metà campo, con rare incursioni in contropiede (che però hanno mostrato tutti i limiti tecnici dei greci). Il primo tempo si chiude a reti inviolate, soprattutto grazie alle parate del portiere Proto . Ma la Juve non è brillante come lo era stata contro il Torino, Cuadrado non ha la stessa incisività, sbaglia molti cross e rallenta l'azione, anche i centrali di centrocampo Matuidi e Bentancur (con Pjanic infortunato) sbagliano molto e Dybala fa fatica a liberarsi da una marcatura asfissiante. La Juventus costruisce le sue migliori azioni sulla fascia sinistra, grazie agli ottimi Alex Sandro e Douglas Costa , che di partita in partita sembrano ritrovare la migliore condizione. Nel secondo tempo la Juve aumenta l'intensità, ma c'è bisogno di una sostituzione di Allegri per cambiare il risultato: fuori un Cuadrado poco brillante e dentro Higua

Le italiane in Champions

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Un rapporto difficile, fatto di momenti di esaltazione, ma anche di sofferenze. I club italiani sono stati per lungo tempo i dominatori d'Europa. La Juventus di Platini negli anni Ottanta, che vinse la Coppa Campioni oltre alla Coppa Intercontinentale e alla Supercoppa Europea, il Milan di Sacchi , a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, la Juve di Lippi , che nel 1996 alzò il trofeo, poi una finale di sole italiane, quella tra Milan e Juve nel 2003, infine l' Inter di Mourinho .  Poi una lunga notte: la ricostruzione della Juventus, dopo la retrocessione e l'espropriazione di un paio di scudetti imposta dai tribunali sportivi, la crisi delle milanesi. In questo tempo il Napoli e la Roma sono riemerse come nuove formazioni valide nel campionato italiano (seppure finora mai vinto) ma non ancora in grado di competere con i maggiori club d'Europa. La Juventus è la sola, in questo periodo, ad essere riuscita a raggiungere nuovamente i massimi livelli continentali,

Dybala, un astro nascente

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Come si fa a non amare Dybala ? Dybala non è soltanto un eccellente giocatore, Dybala è un artista del pallone , un pittore che dipinge su una tela verde la sua opera. Di calciatori bravi e bravissimi ce ne sono tanti. Di calciatori vincenti pochi. Di fuoriclasse pochissimi. Si chiamano appunto fuori-classe perché sono al di fuori di ogni quotidianità. Il fuoriclasse vive la sua vita (calcistica) al limite, al confine tra il possibile e l'impossibile, tra il pensabile e l'impensabile, ed è per questo che ha a che fare non solo col reale, ma con l'onirico. Egli può essere paragonato non solo a un artista, ma anche a un esploratore, perché il suo mestiere non è soltanto il bello, bensì anche il vero (e le due cose possono coincidere, come teorizzava un grande poeta). Il fuoriclasse infatti svela il lato nascosto della realtà, quello che nessuno conosce e che nessuno arriva a immaginare. Il fuoriclasse è allo stesso tempo inutile ed essenziale. È inutile perché le sue g

Calcio, tra amore e odio

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Il calcio è lo sport più bello perché è nello stesso tempo il più semplice e il più complesso . Il più semplice perché chiunque può giocarci, non sono necessarie costose attrezzature, basta una palla e per le porte ci si arrangia. Non c'è nulla di più basilare, per un bambino, che correre dietro a una palla. Eppure, è anche il più complesso e la sua complessità deriva proprio da questa semplicità. Il calcio, infatti, consente una quantità e una combinazione di azioni di gioco pressoché infinita. In nessun altro sport si ricorre a tutto quanto il corpo per giocare (comprese le braccia, per i portieri). Il calcio è forse l'unico sport nel quale si usa anche la testa, ma anche gambe, petto, spalle e ovviamente piedi, ma ogni parte dei piedi, dorso, pianta, piatto, esterno, dita, tacco. Non ci sono limiti di spazio, ogni giocatore può occupare qualsiasi zona del campo (non avviene, ad esempio, nella pallavolo o nel tennis, ma avviene anche nella pallacanestro e in altri spor